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lunedì 18 agosto 2008

Vacanze '08:alto Garda...non solo bike

ARCO (Tn)
Da Wikipedia


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Geografia

Arco si trova a Nord della piana dell'Altogarda, la parte finale della valle del fiume Sarca, che sfocia di qui nel Lago di Garda. La posizione protetta dalle montagne e la vicinanza del lago di Garda, permette a questa zona di mantenere un clima particolarmente mite, che fa di questa città una stazione di soggiorno nota da secoli.

A nord di Arco, si trova la grotta di Patone, una grotta orizzontale, facilmente visitabile.

Storia

Alcune testimonianze e studi sul territorio hanno potuto stabilire che durante il periodo del neolitico diverse popolazioni - di origine ancora oggi sconosciute - abitarono le zone della piana del fiume Sarca, fondando nell'età del Bronzo e in quella del Ferro nuovi insediamenti abitativi.

Nel XII secolo subì l'occupazione di una signoria proveniente dalla Baviera che riuscì a conquistare il castello, quest'ultimo forse eretto dall'imperatore Teodorico, ottenendo in seguito l'ufficiale investitura feudale di Arco dal vescovo di Trento Altemanno.

Arco fu quindi una delle località interessate dalle vicende umane e storiche che si svolsero tra il XI secolo e il XIII secolo e dalle numerose proprietà che videro protagonisti i vari componenti della famiglia degli Ezzelini. Proprietà che furono ampiamente accertate, censite e documentate dopo la loro definitiva sconfitta avvenuta nel 1260.

Nei secoli successivi il borgo - dopo essere stato più volte saccheggiato e incendiato - divenne dominio dei Visconti, degli Scaligeri e della Repubblica di Venezia. Seguì quindi l'annessione all'Impero austriaco e sarà solo dopo il termine della Prima guerra mondiale che diverrà parte integrante del Regno d'Italia.

Luoghi di interesse



Il Castello di Arco

Castelli

Il castello di Arco

La città si sviluppa alle pendici di una rupe rocciosa dalla quale il magnifico castello medievale domina l'intera valle dell'Altogarda. Originariamente il castello fu in pratica un borgo fortificato difeso da possenti mura e da un buon sistema di avvistamento grazie alle torre presenti ai vari lati del nucleo. L'intero complesso era costituito dalle due torri Renghera, posta nella parte più alta della rupe, e Grande nonché diversi edifici quali il rondello delle prigioni, il laboratorio del fabbro, la cantina, il molino e tre cisterne.

Secondo alcune fonti la sua costruzione ebbe origine nel medioevo, eretto dagli stessi abitanti di Arco e solo in seguito divenne proprietà della nobile famiglia arcense che dominò queste terre. Il castello fu abbandonato nel corso del Settecento anche a seguito dell'assedio delle truppe francesi nell'estate del 1703 comandate dal generale d'oltralpe Luigi-Giuseppe di Vendôme.

Un accurato restauro nel 1986 e altri negli anni successivi, commissionati ed eseguiti dalla provincia autonoma di Trento e dal Comune di Arco, hanno permesso la scoperta e il recupero di alcuni cicli di affreschi raffiguranti cavalieri e dame di corte dell'epoca medievale.

Ancora oggi il castello di Arco richiama ogni anno migliaia di visitatori offrendo un panorama incantevole della zona e una visita tra suggestive rovine. Le abitazioni del centro storico, disposte appunto ad arco attorno alla rupe dell'antico castello danno secondo alcuni il nome alla cittadina, un'altra corrente di pensiero dice che il nome deriva dal latino Arx, arcis la rocca, appunto per la presenza di questa importante opera di fortificazione.

Natura

Panorama del centro storico, sullo sfondo il castello

Arboreto di Arco

L'arboreto è un'area inserita nel precedente Parco Arciducale voluto dall'Arciduca Alberto D'Asburgo, quest'ultimo cugino di Francesco Giuseppe I d'Asburgo e che stabilì la propria residenza ad Arco nel 1872 erigendo la Villa Arciducale, ed esteso per un ettaro.

Il progetto per la realizzazione dell'orto botanico fu affidato negli anni sessanta del Novecento a Walter Larcher, professore di botanica dell'Università di Innsbruck.

L'arboreto, ricco di specie arboree e arbustive, accrebbe maggiore valore culturale e scientifico dopo il 1992 quando il Museo Tridentino di Scienza Naturali di Trento avviò diversi progetti di rivalutazione dell'intera area botanica; i lavori vengono avviati nel 1993 a cura del Servizio Ripristino e Valorizzazione Ambientale della provincia autonoma di Trento. Sempre nello stesso anno nuovi accordi tra il Comune di Arco e il museo di Trento fan sì che l'arboreto diventi sede distaccata del museo stesso.

Le specie vegetali conservate sono all'incirca 150 e provenienti da diverse zone geografiche quali Europa meridionale e centrale, Asia orientale, Americhe e regioni africane.












RIVA DEL GARDA (Tn)

Da Wikipedia

Geografia


Riva del Garda (in Trentino chiamata per lo più semplicemente Riva) è situata nell'angolo nord-occidentale del Lago di Garda. Sul lato ovest si erge a picco il Monte Rocchetta (1575 m) mentre su lato est sorge il Monte Baldo (2218 m).


Storia

Le prime notizie certe vedono Riva (Ripa) aggregata in epoca romana al municipium di Brescia.
Del periodo pre-romano si hanno importanti ritrovamenti, ma non sappiamo con certezza come fosse la cittadina, né se la sua popolazione fosse retica o gallica.
Sono nominate le popolazioni dei Benacenses e dei Sabini, oltre ai Galli Cenomani. Da non sottovalutare influssi etruschi, forse giunti in zona dalla pianura Padana proprio in seguito al calare di stirpi galliche (celtiche) attraverso le montagne lombarde.
Di epoca romana numerosi ritrovamenti, si sa che a Ripa esisteva un collegio nautico e che un certo Metellio, tribuno militare, fece costruire qualcosa (un castello?) nella parte più alta della cittadina, località detta in loco "Marocco" (sasso).
Importanti scavi presso il Monte S.Martino (o Luna), nei pressi della frazione di Campi, stanno mettendo in luce un villaggio-santuario fortificato di epoca preromana e romana, abbandonato successivamente (perché ormai posto "pagano?") anche se nei pressi per secoli funzionerà la chiesetta di S.Martino, assai venerato in epoca longobarda.
Caduto l'Impero Romano, Riva passa di mano più volte seguendo dominazioni di Goti, Longobardi, Franchi... ma entra ben presto nella sfera d'influenza del Principe Vescovo di Trento, pur rimanendo in sostanza un libero comune (Statuti propri). Seguono periodi di dominazione Scaligera veronese, Viscontea, Veneziana.
Di questi ultimi la costruzione del Bastione, edificato agli inizi del 1500 sopra una preesistente fortificazione medioevale, sul dosso detto dei Germandri. Nei pressi, sopra il colle (castelliere preistorico) di S.Maria Maddalena, resiste al tempo l'antica omonima chiesetta, e il torrione (a sua volta utilizzato come chiesetta) di S.Giovanni in località Pinza, lungo la secolare strada che collegava Riva al Bresciano, via Campi/Trat/val di Ledro.
Nei pressi del valico di Trat (punta La Rocca) resistono i resti del piccolo castello costruito dai Rivani nel Medioevo proprio per controllare il passaggio. Nei suoi pressi (valle dei Morti) si svolse una furiosa battaglia tra Viscontei e Veneziani.







Variazioni

La denominazione del comune fino al 1969 era Riva. La circoscrizione territoriale ha subito le seguenti modifiche:

  • nel 1929 aggregazione di territori del soppresso comune di Nago-Torbole; nel 1955 aggregazione di territori del soppresso comune di Pregasina staccati dal comune di Molina di Ledro (Censimento 1951: pop. res. 100);
  • nel 1957 distacco di territori per la ricostituzione del comune di Nago-Torbole (Censimento 1951: pop. res. 1868); nel 1996 distacco di territori aggregati al comune di Tenno (zone disabitate).[2]







Luoghi d'interesse

Monumenti artistici

Notevole è la chiesa Dell'Inviolata, a pianta centrale, con l'interno decorato in stile barocco e che la tradizione vuole progettata da un architetto portoghese. Diversi edifici quali, la centrale elettrica, l'hotel Sole, il complesso della Spiaggia degli Olivi, piazza San Rocco, l'asilo infantile sono opera dell'architetto rivano Giancarlo Maroni, noto come l'artefice del Vittoriale, dimora di Gabriele D'Annunzio a Gardone.

Piazza Tre Novembre con la Torre Apponale
Piazza Tre Novembre con la Torre Apponale

La piazza principale di Riva – piazza Tre Novembre - con i suoi palazzi di gusto lombardo-veneto, si apre sullo specchio del lago sotto gli strapiombi del Monte Rocchetta (m 1575). È delimitata dal lago e dal colle formato d’antichi cumuli di frana (marocche: da qui il nome della contrada Marocco), dove si arrampica pittoresca la vecchia città.
Davanti alla piazza il porto, un tempo tanto importante da essere diviso in tre settori (notizie da uno statuto del 1274): «Portus ad Ponalem», «Portus Desenzani» e «Portus Lazesii».
Sulla parte rivolta al lago sorge il Palazzo pretorio, fatto costruire nel 1375 da Cansignorio della Scala. Sotto l'ampia loggia lapidi romane, medioevali e moderne fra cui una che ricorda le numerose dominazioni a cui la città nei secoli s'è sottoposta.
Sulla facciata est dell'edificio è visibile lo stemma del Principe Vescovo Giorgio III di Neideck.
Collegata da portici quattrocenteschi con Palazzo Pretorio è la Casa Del Comune, fatta ristrutturare fra il 1475 ed il 1482 da Francesco Tron Provveditore veneziano a Riva, e adornata da vari stemmi tra cui quello di Riva. Attraverso la Porta Bruciata, antico archivolto che congiunge i due palazzi, si accede a Piazza San Roccoche conserva l'aspetto rustico-medioevale dell'antica Riva. Da vedere la Chiesa Dei Ss. Rocco E Vigilio distrutta, eccetto l'abside, durante la guerra 1915-18.
Da Piazza III Novembre si sale alla Contrada Maroccosopra menzionata, dove ci sono ancora incorporati tra i «palazzi» i resti di tre torri e di solidissimi muri di difesa della città medievale. Sempre da questa piazza s’imbocca l’erta Via Fiume, strada commerciale del borgo medievale fiancheggiata dalle case di Via Marocco, tra le quali vi era anche una sinagoga per gli stampatori ebrei giunti a Riva al tempo del Concilio di Trento.
Via Fiume termina con la medioevale Porta San Marco, ricostruita dai Veneziani nella seconda metà del XV secolo e restaurata nel 1536 dal Vescovo Bernardo Clesio. Ancora oggi è ben conservata nelle robuste arcate, nelle snelle finestre e nelle incassature per il ponte levatoio; incassato sul lato destro della porta è visibile un sarcofago romano. La Porta è sede della locale sezione della S.A.T. (Società degli Alpinisti Tridentini).
Sul lato est di Piazza III Novembre s'innalza la Torre Apponale, forse così chiamata quale difesa del «Porto a Ponale» (ad Ponalem). Secondo i documenti viene eretta verso il 1200, bassa, merlata, con una porta un tempo alta sul livello del suolo; sopraelevata nel 1555, è alta 34 m ed interrata per 3-4 metri. Caposaldo della difesa cittadina aveva ai suoi piedi i fondachi del sale e del grano, i magazzini e i banchi del cambio dei fiorentini. Prigione prima, viene utilizzata poi come osservatorio nella Prima guerra mondiale. La sovrasta ora un angioletto in lamiera chiamato «Anzolim de la Tor», angioletto che troviamo anche sulle chiese di Arco e in tutto il Trentino. La torre contiene l'orologio e la grossa campana fusa nel 1532.
Da Piazza III Novembre per il lungolago verso ovest, si giunge a Piazza Catena, detta così per la catena che dalla piazza veniva calata alla sera nell'acqua a sbarramento del porto; tale catena andava dalla casa del dazio (ora ufficio biglietteria battelli Navigarda), fino al giardino della Rocca prospiciente il lago. Nel centro della piazza è collocata la statua barocca di S.Giovanni Nepomuceno, protettore delle acque. Da Piazza Catena ha inizio Via Giacomo Cis, dedicata al progettista ledrense e costruttore nel 1851 della strada, scavata nella roccia, che dal lago sale per Pregasina e la Valle di Ledro, oggi chiusa al traffico. In Via Cis, ai piedi del Monte Rocchetta, troviamo l'edificio della Centrale Idroelettrica Del Ponale, costruita in stile gardesano su progetto dell'architetto locale Giancarlo Maroni, amico di D'Annunzio, che utilizza come bacino le acque del Lago di Ledro, con un salto di 500 m. La condotta originale della centrale viene inaugurata nel 1926 da Gabriele d'Annunzio.
Percorrendo Via Gazzoletti, si giunge alla Rocca, costruzione del 1124, eretta dai rivani quale opera di difesa dietro autorizzazione di Altemanno Vescovo di Trento. Successivamente diventa il simbolo del potere militare. Ignota ne è la forma originale a causa dei numerosi rifacimenti subiti, gli ultimi vengono apportati dagli austriaci che la adattano a caserma.
Davanti alla Rocca, sulla sinistra, l'alberata Piazza C.Battisti e a lato Piazza Garibaldi con il vecchio Teatro Sociale, oggi utilizzato come galleria espositiva. Da questa piazza, parte la signorile Via Maffei con i suoi palazzi: Lutti, Armani, Clari, Martiniche mostrano sale ricche di affreschi e dipinti; su questa via si apre Piazza delle Erbe con il Palazzo Menghine la Casa Bettinazzi, dove aveva il suo studio il pittore Giuseppe Craffonara. Da Piazza C.Battisti s'imbocca Viale San Francesco, all'inizio del quale si intravedono i resti della cinta muraria della città; qui si trovava la Porta San Francesco.
Tornando in Piazza Garibaldi e salendo per Via Mazzini si giunge in Piazza Cavour, dove sorge la Chiesa S.M.Assunta. L'attuale edificio, ricordato per la prima volta nel 1106, è ricostruzione barocca (1728). L'interno presenta una navata unica e una cappella laterale del Suffragio; ha numerosi altari barocchi con fregi e stucchi. Alle spalle dell'altar maggiore spicca il grande quadro dell'Assunta del Craffonara, del quale la chiesa conserva al quarto altare di sinistra l'opera migliore, l'Addolorata.
Nella adiacente Piazzetta Craffonara un busto in bassorilievo del pittore (1790-1837), opera di Francesco Trentini, e un'antica colonna. L'antica chiesa, in seguito distrutta, sorgeva su questa piazzetta. Da Piazza Cavour si apre la Porta San Michele che funge da campanile della vicina chiesa; in origine senza torre viene rifatta più stretta nell'800. In fondo al viale spicca la Chiesa Dell'Inviolata, una delle più singolari costruzioni sacre di tutto il Trentino. La Chiesa viene fatta costruire nel 1603 da Gaudenzio Madruzzo governatore del luogo su progetto di un ignoto architetto portoghese. L'esterno è semplice; l'interno a pianta ottagonale è sfarzoso per la ricchezza di altari, decorazioni e tele dei migliori artisti dell'epoca: al primo altare di sinistra un dipinto di scuola bolognese il Crocifisso al secondo e terzo altare "San Carlo Borromeo" e "San Gerolamo", opere di Palma il Giovane. Dipinti su muro "Le Nozze di Cana", "La Morte di San Giuseppe", etc. di Pietro Ricchi. Gli stucchi sono di Davide Reti. L'altar maggiore è rivestito di marmo verde antico e rosso francese, mentre gli scanni del coro sono di legno intagliato con scene del Testamento. La chiesa si può considerare il più bell'esempio di architettura barocca del Trentino.
Nel centro la Chiesa Di San Giuseppe, trasformata in galleria stradale, collega Viale Dante a Piazza delle Erbe. Già esistente nel 1579 e successivamente sconsacrata, ospitava una congregazione di frati (ordine dei Disciplinati) che si occupavano di cerimonie funebri e di ammalati; pregevoli i frammenti di affreschi di scuola giottesca nella volta. La Chiesa Di San Michelein Viale Martiri 28 Giugno 1944 è molto antica. Edificata nel 1159 e nuovamente nel 1540, ha una piccola abside circolare; il cippo ricorda che qui c'era l'antico cimitero della città; lapide e monumento agli Alpini Caduti. Nei giardinetti poco distanti dalla chiesetta c'è un sarcofago romano trovato durante gli scavi del condominio di fronte.
Dalla circonvallazione, proprio sopra l'antico borgo al Castello, un sentiero ombreggiato da pini conduce in ca. 30 minuti al Bastione, fortezza veneta del 1508; il Bastione esiste già precedentemente (1450), viene rifatto dai Veneziani tondo per sfuggire ai colpi di cannone; minato nel 1703 dal generale francese Vendôme viene preso nel 1796 dalla truppe napoleoniche. Il Bastione di pietra grigia sovrasta la città e il lago; offeso dal tempo e dagli eventi rimane uno dei simboli di Riva. Proseguendo la passeggiata per ancora 1 ora ca. troviamo la Capanna Sociale Di S.Barbara e poco oltre la Chiesetta Di S.Barbara (m 625), costruita nel 1935 dai minatori in una superba posizione panoramica.
Ritornando a valle, s'incontra un sentiero sulla sinistra che in ca. 30 minuti conduce ai ruderi della torre medievale San Giovanni nella quale si possono notare tracce di dipinti di un'antica chiesa. Nel bosco tracce di muri in calce appartenenti ad un presunto castrum tardo-romano o barbarico (monete e fibule).
Sul lato est di Riva il Monte Brione (m 376), una collina in mezzo alla valle del Sarca che gode di un clima particolarmente mite (olivi già nel 1300, lecci, fillirea, eufhorbia ricaensis), è considerato oggi un biotopo di rilevante interesse naturalistico. Anticaglie dell'età romana sono venute alla luce nel punto dove sorgeva la Bastia attualmente devastata. Il Monte Brione venne fortificato dagli austriaci tra il 1862 e il 1911 con opere belliche. Ai suoi piedi la costruzione del Forte San Nicolò , collegato con il sovrastante Forte Garda, a tre piani con quattro cupole corazzate (1907-1909). In cima al Brione il Forte Sant'Alessandro (1860-1862, noto anche come Nord-batterie o Campedell) rimodernato nel 1908-11 con la costruzione di una stazione radiotelegrafica (m 365). Altro fortificazione è il Forte Tombio, che però si trova a est del paese, nei pressi delle frazioni Righi e Campi.
Nell'area sottostante il Monte Brione si raccoglie la frazione di S.Alessandro. La chiesetta, riedificata nel 1856, esisteva già nel 1275 con anesso un eremo.

Musei

Il Museo Civico ha sede nella Rocca, che è pure luogo di frequenti attività culturali, specie nel periodo estivo.







Mete turistiche

Di notevole interesse paesagistico sono il Lago di Tenno (6 Km a nord), il Lago di Ledro (5 Km ad ovest) con il suo museo di paleoetnografia e le Cascate del Varone (3 Km a nord) pure di grande interesse geologico. Molto bella la piccola frazione di Pregasina (km. 7 direzione val di Ledro) con spettacolare veduta sul lago di Garda.

















LIMONE DEL GARDA (Bs)

Da Wikipedia


Limone sul Garda è un comune di 1.034 abitanti della provincia di Brescia.

Il nome di Limone ricorda a tutti i turisti della pittoresca localita i frutti di limone che qui crescono veramente: la guida cittadina dice che questa è la località più settentrionale dove tali frutti crescono.
Dal 1863 la denominazione è stata Limone San Giovanni, quella attuale, Limone, è stata assunta nel 1905. Il nome potrebbe derivare da un'antica voce "limo", "lemos", cioè olmo oppure dal latino "limes", frontiera, tra il bresciano e la giurisdizione del vescovo di Trento.
Fino agli anni '40 il paese era confinato all'isolamento e raggiungibile solo via lago o attraverso le montagne, comunque da sud. La costruzione della strada gardesana (ultimata nel 1932) ha rotto questo isolamento ed ha portato un notevole sviluppo turistico della zona, aprendola anche verso Riva del Garda e il turismo straniero.
Oggi Limone è una tra le località turistiche più frequentate della riviera bresciana. Limone è famoso per le sue limonaie, il suo pregiato olio d'oliva, e la apolipoproteina A-1 Milano

















MALCENISE (Vr)

Da www.malcesinepiu.it


Storia

I primi dati storici sono riscontrabili intorno al 500 a.C. e fanno riferimento ad insediamenti fissi ed organizzati di popolazioni di origine etrusca ed altre genti più o meno stanziali, successivamente inglobati dopo il 15 a.C. nel dominio di Roma.

Una prima edificazione del Castello sopra i resti di precedenti fortificazioni sembra sia databile intorno alla metà del primo millennio per opera dei Longobardi. Nel 509 d.C. il castello venne parzialmente diroccato e successivamente ricostruito dai Franchi dopo aver sconfitto le armate Longobarde. Dal 1277 al 1378 Malcesine passò sotto i 'Della Scala' che eseguirono lavori di ammodernamento e rinforzo nella fortezza per cui venne poi definita 'Castello Scaligero'.

Dopo il dominio dei Visconti di Milano (1387-1403) Malcesine, con l'esclusione di brevi periodi (gli Imperiali dal 1506 al 1516 ed i Francesi dal 1797 al 1798), fu governata dal 1405 al 1797 dalla 'Serenissima Repubblica di Venezia' che seppe amministrare con saggezza e competenza, istituendo per il controllo del territorio un organismo denominato la 'Gardesana dell'Acqua' che aveva sede a Malcesine nel 'Palazzo dei Capitani'.

Dal 1798 al 1866, anno in cui il Veneto passò al Regno d'Italia, gli Austriaci oltre che riordinare e dare nuovo impulso a molti settori dell'economia ed amministrativa del territorio governato dall'impero Austro-Ungarico, eseguirono consistenti lavori di consolidamento, modifiche ed ampliamento all'interno del Castello, trasformandolo in presidio militare.








Il Castello

















Le sale all'interno del Castello ospitano un interessante Museo di storia naturale del Monte Baldo e del Garda con numerosi reperti e tavole illustrative delle specie endemiche della flora e della fauna del territorio gardesano.
Una delle sale, l'ex polveriera realizzata dagli Austriaci, è dedicata a Goethe e vi sono esposti alcuni disegni che riproducono viste del lago e del castello di Malcesine realizzati dal poeta in occasione del suo 'viaggio in Italia'.

La visita al Castello oltre che offrire una parentesi culturale e distensiva, consente di osservare dalla piattaforma delle artiglierie detta 'revelino' e soprattutto dalla sommità della torre una panoramica completa e affascinante dell'intero territorio, uno spettacolo grandioso che sicuramente resterà impresso nella vostra memoria.

Guarda come é nato il lago di Garda(CLICCA QUI)

Borgo medioevale di Canale (Tn)
Da www.trentino.to




























Borgo medioevale di Canale

Rappresenta indubbiamente un "unicum" nel variegato panorama dei villaggi trentini;
un modello esemplare per studiare l´età medioevale o almeno il passato dei villaggi prealpini trentini e un´occasione molto favorevole per istituire il rapporto tra passato e presente al fine di una corretta tutela del patrimonio architettonico ma anche socio - culturale giunto fino a noi intatto. In maniera paradossale, l´integrità è dipesa quasi esclusivamente dal dramma e dalla sfortuna degli stessi abitanti, costretti in epoche diverse (fine ´800, primo ´900, primo dopoguerra, anni del boom economico) ad abbandonare tutto per sopravvivere e trasferirsi altrove.
Al borgo si accede solo per quattro vie (disposte circa ai quattro punti cardinali): dal lago di Tenno, S. Pietro, Misone a nord, da Calvola a sud - est, da Pastoedo a sud, da S. Antonio ad ovest. Tutti gli accessi sono strettamente condizionati nella viabilità tradizionale dal passaggio obbligato in androni o "porteghi" di difficile percorrenza costruiti a scopo difensivo (solo l´entrata a nord n´è priva). Attualmente il paese di Canale sta vivendo un rifiorire d´iniziative culturali ed artistiche grazie ad enti come la Casa degli Artisti, il Comitato Valorizzazione Ville del Monte, la Pinacoteca Europea e tanti artisti conosciuti anche a livello nazionale, che hanno scelto Canale come residenza estiva.



















Cascata del Varone
(Tn)
Da www.trentino.to























La Cascata del Varone è una vera e propria rarità geologica.

La sua formazione risale all’epoca del quaternario, quando il grande ghiacciaio del Garda stava scomparendo.
Si tratta di una forra che si addentra per 55 metri dall’entrata, ma in alto la gola raggiunge una profondità di 73 metri. Il salto della cascata misura in totale 98 metri.
La Cascata del Varone si può osservare da due diverse posizioni e con due diverse scenografie.
La prima è in basso ed è la grotta inferiore: da qui si osserva la cascata nella sua fase finale. Il secondo punto di osservazione è a 40 metri più in alto, ed è la grotta superiore dalla quale si può ammirare la cascata nel pieno della sua caduta. La costruzione che funge da ingresso fu progettata dall’architetto Maroni, lo stesso che firmò il progetto del Vittoriale di D’Annunzio. Una volta sbucati dal retro della costruzione, ci troviamo all’aperto. Siamo in un parco naturale privato, un giardino botanico conservatosi intatto negli anni, grazie all’ottimo lavoro di manutenzione e cura. L’area della cascata infatti è una preziosa nicchia ecologica.

Guarda il video sulla CASCATA DI VARONE (CLICCA QUI)

NAGO-TORBOLE SUL GARDA (Tn)

Da Wikipedia















Nago-Torbole
è un comune di 2.620 abitanti della provincia di Trento. Il suo territorio si estende dai 63 metri sul livello del mare fino ai 2.078 metri della cima del monte Altissimo di Nago. Fa parte del Comprensorio Alto Garda e Ledro. Il comune raggruppa due diversi centri abitati molto vicini e di dimensioni simili: uno, Nago, alle pendici del Monte Altissimo (2079 m) e l'altro, Torbole, in riva al lago di Garda, subito sotto.









Marmitte dei Giganti







Torbole

Geografia

Torbole è situata nell'angolo nord-orientale del lago di Garda e comprende la foce del fiume Sarca, suo immissario. Ad est si eleva la catena del Baldo, con il Monte Altissimo. Nel retroterra a nord si estende una piana di circa 7 chilometri che include Arco. La strada Statale 249 Gardesana Orientale diretta ad ovest costeggia il lago e congiunge Torbole con Riva del Garda.

Grazie alla protezione delle montagne alle spalle e l'azione termoregolarizzatrice del lago, l'intera piana gode di un microclima di tipo mediterraneo. Per questo Goethe la chiamava la terra dove fioriscono i limoni.

Storia

Riscontri sulla presenza umana si hanno già dal Neolitico (nella zona del Baldo e di Nago). Anche per l'età del bronzo e le epoche protostoriche e storiche la presenza di insediamenti è confermata sulla rupe di Castel Penede a Nago, castello in posizione strategica distrutto dalle truppe francesi del Duca di Vendôme nel 1703.

Dante si narra abbia composto questi versi a Nago presso la rupe di Castel Penede:


« Suso in Italia bella giace un laco,
a piè dell'Alpe che serra Lamagna
sopra Tiralli, ch'ha nome Benàco. »

La dominazione veneta avvenne per conquista militare (1439), in quell'anno i Veneziani trasportarono, attraverso la Valle del Cameràs, un’intera flotta (25 barconi e 6 galere); partirono dall’Adriatico e risalendo il fiume Adige giunsero al porto fluviale di Ravazzone. Da qui, a forza di braccia e di buoi transitarono per Mori fino a raggiungere le acque del lago di Loppio. Attraverso la "Bocca" di Nago, infine, furono calati nel Garda a Torbole. Un'impresa gigantesca che rimase nella storia delle marine: per condurre a termine questa operazione militare furono utilizzati circa 2000 buoi e 15.000 ducati. Dopo una sconfitta nel 1439, nell’aprile del 1440 la piccola flotta veneziana sconfisse, nelle acque del Garda, la flotta viscontea guidata da Taliano Furlano riuscendo a conquistare Riva del Garda.

Nago-Torbole, come gli altri paesi della zona, fu completamente evacuato durante la guerra del 1915-1918: si trovava infatti proprio sull prima linea del conflitto austro-italiano. Durante la seconda guerra mondiale fu annesso al terzo Reich, assieme a tutta la regione Trentino Alto Adige, e nelle sue gallerie della gardesana orientale si allestirono industrie della Messerschmitt per l' aeronautica militare tedesca (vi erano prodotti anche pezzi per razzi V2).

Annesso forzosamente dal regime fascista al comune di Riva del Garda, nel 1958 il comune di Nago-Torbole ritrova la sua autonomia. Il dopoguerra porta anche uno sconvolgimento sociale: l'abbandono dell'economia tradizionale legata alla agricoltura e alla pesca e l'ingresso nell'impresa turistica di gran parte della popolazione.

Vista di Torbole
Vista di Torbole

Nel 1980 il windsurf ha rilanciato Torbole sul Garda sul palcosenico internazionale con l'organizzazione del campionato mondiale. Tale esperienza fu seguita dell'introduzione di numerosi percorsi per mountain bike (nel 1991 si tennero i campionati mondiali della disciplina sul vicino monte Brione).

Dopo il 2000 il suo entroterra, prima coltivato, subisce una massiccia operazione di costruzione edilizia.


Windsurf e vela

La spiaggia vista da sud 1906 c., Arch. priv. Claudio Nodari
La spiaggia vista da sud 1906 c., Arch. priv. Claudio Nodari

Il Circolo Vela Torbole nasce nel 1964 e conta attualmente 300 soci. È uno dei più importanti a livello nazionale e conosciuti d’Europa. Le sue regate ospitano di norma campioni e squadre nazionali a livello internazionale.

Il Circolo Surf Torbole viene fondato nel 1979 e conta attualmente 250 soci, fra cui anche la campionessa olimpica Alessandra Sensini. Tra le manifestazioni nazionali ed internazionali ospitate, si ricordano soprattutto tre edizioni dei mondiali (1988, 1992 e 2006).

Cultura

Goethe a Torbole

J. Wolfgang Goethe arriva a Torbole sul Garda il 12 settembre 1786, alloggia presso l'osteria alla Rosa della famiglia Alberti. Sul suo diarioTagesbuch 12 settembre 1786 annota:


« Con che ardente desiderio vorrei che i miei amici si trovassero un momento qui con me, per poter gioire della vista che mi sta innanzi! Per questa sera, mi sarei già potuto trovare a Verona; ma a pochi passi da me c’era questo maestoso spettacolo della natura, questo delizioso quadro che è il Lago di Garda, ed io non ho voluto rinunciare; così mi trovo splendidamente compensato di avere allungato il cammino. Son partito da Rovereto dopo le cinque, prendendo per una valle laterale, che versa le sue acque ancora nell’Adige. Arrivati alla sommità, si presenta in basso un ciglione scosceso e maestoso, che si valica per poi scendere fino al lago. »

(J. W. Goethe)











Nago

I forti

I forti austro-ungarici di Nago sono forse i meglio conservati del Trentino. Oggi ospitano il museo comunale.

La storia di queste fortificazioni comincia il 21 dicembre del 1859, quando fu approvato il progetto di costruzione del forte alto di Nago da parte del Ministero a Vienna. La costruzione (sotto l'Ufficio del Genio Militare di Riva) si articolò fra il 1° giugno del 1860 e il 5 gennaio del 1861. Il collaudo avvenne nel 1863.

Il forte di Nago appartiene alla "prima generazione" (come, per esempio, il forte San Nicolò a Riva), in pietra ben lavorata con materiale reperito in zona (giallo di Mori per il forte superiore e rosa per quello inferiore).

Era composto da due casamatte poste di traverso alla strada che fu sbarrata con un portone. Oggi splendidamente restaurate, sono accessibili a tutti.

Il fenomeno postglaciale delle Marmitte dei giganti

Uno dei più interessanti fenomeni naturali del Trentino è così descritto da Aldo Gorfer nelle sue Valli del Trentino (1982):


« Celebre particolarità di Nago sono i pozzi glaciali (Marmitte dei giganti) che si accompagnano a una didattica serie di altri monumenti glaciali (salto glaciale, rocce montonate, striate, lisciate ecc.). Un gruppo di pozzi glaciali è visitabile sotto il paese presso la strada statale e con partenza dalla stessa. Altro gruppo lungo la strada della Maza, a un chilometro circa da Nago. Alcune di esse furono illustrate da Antonio Stoppani (e poi studiate da G.B. Trener, 1899): "Da dodici a quattordici, parecchie delle quali colossali e veramente stupende, si scoprirono sullo sperone del monte che sorge tra la Sarca e il forte di Nago... »